Orgia – Massimo Di Michele
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di Pierpaolo Pasolini

Orgia

a cura di
Massimo Di Michele

con
Cristina Gardumi, Lidia Miceli, Francesco Villano

musiche
Paolo Terni

costumi
Giuseppe Testa

coreografie
Tiziano Di Muzio

organizzazione
Roberto Marinelli

locandina
Cristina Gardumi

foto di scena
Stefania Bonatelli

luci
Alessandro Carletti

una produzione
Imargini

Note di regia

"A cosa stai pensando? A noi due, che ci riaffacciamo alla vita"

Orgia è l'evocazione nostalgica di un passato lontano dalle imposizioni della società contemporanea, un'età dell'oro a cui si aspira pur non avendola vissuta direttamente, il sogno di un mondo ideale, di pace interiore. L'appiattimento culturale che investe la società attuale è imposto dai mezzi di comunicazione di massa con i suoi ideali di perfetta felicità familiare raggiunti usando "questo prodotto" piuttosto che un altro. Da questo stravolgimento di valori proviene il profondo disagio di cui soffrono i personaggi, il bisogno insopprimibile di trovare finalmente una via d'uscita.

La coppia medio borghese che è il fulcro dell'Orgia pasoliniana, è innanzitutto il simbolo dello scontro tra l'individuo e la società, complessa macchina che per contenere il desiderio di affermazione implicito in ogni diversità, cerca di livellare le singole esistenze, di inghiottirle nel vortice del compromesso e di quella volgare banalità che, anche oggi, siamo abituati ad accettare di buon grado come norma. Il desiderio di essere diversi spinge marito e moglie a creare un rito privato per reagire all'imposizione dell'inconsapevole rituale sociale. Non a caso Pasolini li battezza semplicemente UOMO e DONNA: la cerimonia che decidono di praticare col favore della notte, che li nasconde all'occhio del mondo, li porta a sollevarsi al di sopra di ogni artificio o categoria. Nel buio della camera da letto diventano due entità universali, opposte e indissolubili, che proprio accettando di essere profondamente diverse tra loro, affermano il loro legame attraverso l'incontro dei corpi.

Ma l'amplesso è solo una delle opzioni del confronto. Il rito prende spesso la forma di atti di sopraffazione reciproca, di vera e propria violenza fisica e/o psicologica. I segni che gli scontri lasciano sui loro corpi, la coppia li accoglie con lo stesso piacere con cui si contempla un quadro bellissimo, con cui si legge la conferma che quella che si è intrapresa è la strada giusta, quella che porta alla liberazione anche se per mezzo del dolore. Del resto nel testo è la notte di Pasqua che i due amanti attraversano, sperando ancora di più, per un qualche residuo borghese di fede cattolica, in una purificazione che sia definitiva, e non si interrompa come sempre al sorgere del sole. La Pasqua è il momento del sacrificio dell'innocente in nome della purificazione di tutto il mondo. Il sacrificio di sé e dell'altro si imporrà necessario proprio quanto un gesto religioso, echeggiando la classicità e il mito.

Data la portata simbolica e lirica di Orgia, non c'è da stupirsi se visivamente la nostra attenzione ha spaziato dalla pittura rinascimentale di Perugino a contemporanei come Bacon e Basquiat, dal figurativismo sognante di Balthus, alla crudezza astratta di Burri, tracciando un percorso pittorico, oltre che teatrale, attraverso una rappresentazione sempre più realistica e disfatta della carne.

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